Il senso illusorio del Sé è talmente identificato con ciò che prova, che anche quando reitera la sofferenza ne fa un tempio per essere sempre al centro dell’attenzione.
Anche trovando una “causa”, per quanto sia chiara ed esplicativa, non è sufficiente per disidentificarsi dall’identità che si è creato, perché la causa non esiste, è solo un frutto della mente.
Occorre che il senso del Sé impari a vivere, cioè a morire.
Occorre che impari ad entrare veramente dentro ai vari stati e viverli non più da vittima. E per fare questo ci vuole coraggio.
Conoscere le “cause” che originano certi stati del senso del Sé non porta automaticamente ad esserne liberi. Può aiutare a sopportarli, ma non è certo una liberazione da essi.
È solo vivere quegli stati dallo spazio della Consapevolezza Senziente, che è ciò che noi siamo, che li dissolve, li libera e li integra nella stessa Consapevolezza Senziente, liberando il senso del Sé dall’illusione di essere separato dal Tutto.
Come se la goccia d’acqua dell’oceano avesse dimenticato di essere parte inseparabile dell’oceano, per cui ingannasse se stessa credendo di dover lottare per sopravvivere e si attaccasse ad un’identità diversa da quella dell’oceano.
Solo il dissolvimento (morte) di questa illusione può “riunire” la goccia d’acqua dell’oceano all’oceano, liberandola dall’illusione della separazione.