Advaita

Advaita

La Via Non Duale dell’Advaita

La non-dualità offre una nuova visione della vita in cui il senso di separazione viene visto come la sorgente primaria di sofferenza e disagio.

Trascendendo la falsa identità di un senso del Sè (personalità) in un Sé più profondo e impersonale, possiamo ascoltare il conflitto, la paura e ogni altra emozione o evento, da uno spazio di meditazione e di autentica disponibilità e apertura al sentire.

Il cuore dell’insegnamento dell’Advaita si trova negli unici scritti in prosa di Bhagavan Sri Ramana Maharshi, mistico indiano e maestro dell’Advaita Vedānta del XX secolo, uno dei saggi più celebrati in India. Sri Ramana Maharshi è entrato nel Mahasamadhi il giorno 14 Aprile 1950.
Il “Vicharasangraham” (Indagine Interiore) e il “Nan Yar” (Chi Sono io?) racchiudono l’essenza degli insegnamenti e le istruzioni provenienti dalle parole del Maestro: la via diretta per la Liberazione è la Ricerca Interiore. Il modo specifico in cui bisogna condurre tale ricerca è lucidamente mostrato nel “Nan Yar”.

La mente è composta da pensieri. Il concetto di “Io” è il primo ad affacciarsi alla mente. Quando viene costantemente posta la domanda ‘Chi sono io?’, tutti gli altri pensieri si dissolvono, la falsa identificazione del Sé con i fenomeni del non Sé, come il corpo, le emozioni e la mente, scompaiono, ed alla fine, anche lo stesso concetto di “Io” svanisce. Ciò che rimane è il supremo Sé non duale.

Il processo di auto-indagine naturalmente non è così facile da compiere. Mentre ci si domanda ‘Chi sono io?’, altri pensieri si affacciano alla mente; ma mentre essi compaiono, non bisogna fare l’errore di seguirne il corso, ma, al contrario, bisogna chiedersi: ‘A chi compaiono?’ Per fare questo, bisogna essere estremamente attenti. Attraverso il continuo interrogarsi, senza consentire alla mente di vagare nel labirinto dei suoi stessi pensieri, alla fine la mente si acquieta.

E’ con l’osservazione costante che i pensieri si dissolvono e si realizza il Sé – la piena Realtà nella quale scompare anche il concetto di “Io”. Questa è l’esperienza chiamata il “Silenzio”.

“Chi sono io?”
“Perché ho la sensazione di essere io l’autore delle mie azioni?”
“Di che natura è la coscienza di sentirsi in sé capaci di gioia’?”
“Perché si nasce e perché alla fine si muore?”
“Potrò mai essere libero da questo samsara, da questa serie di entrate ed uscite di scena?”
Satya Sai Baba

SOFFERENZA E’ DIMENTICARSI DI CHI SIAMO DAVVERO. GIOIA E’ DIMORARE NEL CUORE DELL’ESSERE.
Malika